Genova – Palazzo Ducale, loggiato minore – Sala Camino
Inaugurazione 18 settembre 2013 ore 17,00
Indirizzi di saluto
Marco Doria, Sindaco di Genova
Giorgio Giorgi, Console onorario di Ucraina
Francesca Imperiale, Direttore Archivio di Stato di Genova
Luigi Castello, Presidente Consiglio Notarile di Genova e del
Centro Studi “Giorgio Costamagna”
Interventi:
Michel Balard, Professore emerito Università di Paris I – Sorbonne
Maria Grazia Altea Merello, Centro Studi Storia del Notariato Genovese
”Giorgio Costamagna”
Carlo Carosi, Centro Studi Storia del Notariato Genovese ”Giorgio Costamagna”
Presiede:
Vito Piergiovanni, Professore emerito Università di Genova
La mostra rimarrà aperta al pubblico
dal 19 settembre 2013 al 17 gennaio 2014
con il seguente orario:
martedì, mercoledì e giovedì 9/12,30 e 14/17,
venerdì 9/12,30
E’ stato il sindaco di Genova Marco Doria a inaugurare la mostra “Genova e la Crimea (sec. XIII-XV) che sarà visitabile all’Archivio Storico del Comune di Genova a Palazzo Ducale fino al 17 gennaio 2014.
Il prof. Marco Doria, da storico, ha sottolineato l’importanza dell’esposizione che ripercorre due secoli (1275 circa – 1475) nei quali i Genovesi fondarono diversi insediamenti sul litorale della Crimea, in siti già colonizzati dai Greci e dai Bizantini.
La mostra rievoca la ricca storia di quest’area del “Commonwealth genovese”, attraverso documenti d’archivio, fotografie dei siti principali e brevi saggi storici, che richiamano le forme di governo, gli scambi commerciali e i legami culturali tra Genovesi ed Orientali.
Il sindaco ha messo in rilievo l’importanza della mostra su due piani. Innanzitutto il valore storico che valorizza il patrimonio documentale e archivistico, molto ricco a Genova, e che è giusto considerare tra i beni culturali del Paese. In questo ambito la mostra aiuta a ricostruire attraverso certificati e atti notarili sugli scambi commerciali, i rapporti tra Genova e le terre che si affacciano sul Mar Nero, dove si insediarono importanti colonie genovesi.
Ma proprio questo induce una seconda ragione di importanza della mostra: lo stimolo a rafforzare nel presente i legami di Genova con tutto il Mediterraneo e, in particolare, con la regione orientale. A questo proposito Marco Doria ha richiamato la recente decisione del consiglio comunale di gemellare Genova alla municipalità di Beyoglu, l’antica Galata dei genovesi a Istanbul.
L’esposizione è a cura di Michel Balard, professore emerito Università Parigi I – Sorbona e del Centro Studi per la Storia del Notariato genovese “Giorgio Costamagna”, in collaborazione con Comune di Genova, Archivio di Stato di Genova, Fondazione per la Cultura Genova Palazzo Ducale, Consiglio Notarile di Genova.
L’impulso migratorio che all’Appennino, dal Ponente e dal Levante ligure condusse i sudditi della Repubblica di Genova alle sponde della Penisola crimeana, ebbe origine dall’eccellenza della flotta genovese. Ormai affrancata dalla navigazione costiera e pronta ad affrontare il mare aperto, essa consentì al ceto mercantile – sempre in cerca di nuove prospettive per proficui affari – l’approdo a lidi fino allora inconsueti, le sponde del Mar Nero ad esempio e, quindi, il possibile realizzarsi di ulteriori progetti e iniziative. Ma l’indispensabile accettazione di una presenza straniera sul proprio suolo da parte delle popolazioni autoctone, avvenne probabilmente ad opera del ceto mercantile, avvezzo per la propria abilità negoziale ad avviare e concludere con la controparte accordi di interesse comune.
Così un duplice elemento – obiettivo l’uno (ossia la nave), soggettivo l’altro (ossia l’uomo) – innestò e diede vita a quel rapporto che lungo due secoli (dalla fine del Duecento alla fine del Quattrocento) legò Genova alla penisola di Crimea, estendendosi poi alle foci del Danubio (Chilia e Licostomo) e più oltre ancora, formando una rete vivente di contatti continuativi e intensi, con genti stanziali e anche nomadi di terre lontane e diverse, quali le steppe dell’Asia profonda.
Caffa, Soldaia, Cembalo furono colonie genovesi, avamposti occidentali in un ampio giro d’affari che si svolse appunto tra quel mondo di nomadi della steppa e il mondo dei cittadini dei grandi centri urbani mediterranei: un incontro felice ed eccezionale tra Italiani e Tartari.
Così prese avvio un intenso interscambio di prodotti dall’Oriente in Occidente, granaglie, miele, cera, spezie,oggetti di cuoio e soprattutto di seta; e dall’Occidente in Oriente fino all’Asia panni, tele, vino, argento. La forte presenza di Genova sulle sponde del Mar Nero dominò l’attività mercantile e attrasse nell’interscambio anche Armeni, Greci, Tartari.
All’edificazione di un tale privilegiato rapporto con Genova corrispose l’edificarsi di una architettura di chiara impronta genovese. Costruzioni ad uso difensivo (torri, mura e fortezze), civile (abitazioni e “scagni”), di culto (chiese) formarono così, secondo l’appellativo del tempo, “altre Genova”. Così le grandi rotte transmarine aprirono nuove vie attraverso le quali non passarono soltanto merci e lucrosi affari, ma anche e soprattutto cultura, intesa nella sua più ampia e nobile accezione.
Ne hanno sempre dato visibile prova appunto quei ruderi e i cartolarî notarili conservati nell’Archivio di Stato di Genova che attestano atti notarili di singoli e di comunità, ormai compiuti secondo regole precise e condivise.
Così da quel lontano passato arriva un chiaro messaggio: attendibile perché proviene da un’esperienza di vita lungamente vissuta; di forte valenza perché utile anche a un fine politico; di grande attualità perché sottende un migliore assetto dell’irrequieto e confuso mondo contemporaneo.
Messaggio, quindi, di speranza per una civile e felice convivenza tra etnie, culture e fedi diverse, che la mostra ha inteso fare proprio.